Il caso del comune di Peccioli
Questo intervento vuole essere un po' provocatorio ma ci consente di mettere sul tavolo un ulteriore spunto di riflessione. Partiamo da un presupposto oggettivo, ci troviamo in un periodo in cui le entrate di un comune dipendono, a Ittiri così come nella gran parte dei comuni sardi e non, da trasferimenti statali e regionali (sempre insufficienti e sempre minori in quantità), o attraverso la tassazione. Non ci sono grosse inversioni di tendenza rispetto all’entità di finanziamenti che possiamo ricevere dagli enti sovraordinati rispetto al comune; altrettanto chiaro è che la tassazione è già troppo alta.
Questo dovrebbe spingerci a cercare soluzioni alternative e a immaginare, o iniziare a studiare, quale percorso, quale idea, quale progetto, seppur ambizioso, può garantirci nel tempo un'entrata propria del nostro comune, che ci consenta di migliorare i servizi a fronte di una riduzione dei costi per la comunità.
La politica, in buona sostanza, deve essere lungimirante, guardare certamente all'oggi e saper gestire tutto ciò che è quotidiano e a breve termine, ma con un occhio verso il domani, con un'attenzione particolare agli scenari globali e con la volontà di stare al passo offrendo sempre nuove prospettive, in maniera prudente ma al tempo stesso senza paura.
Oggi più che mai abbiamo bisogno di PROSPETTIVA, di sapere che ci stiamo muovendo in una certa direzione, perseguendo alcuni obiettivi, magari ambiziosi, magari non raggiungibili in brevissimo tempo, ma pur sempre nobili e potenzialmente migliorativi per la nostra città.
Veniamo ora al caso virtuoso da portare ad esempio. Ha suscitato curiosità, sia per il coraggio e la riuscita dell'esperienza, che per il fatto che sia un esperimento nato “dal basso”. È il caso del Comune di Peccioli, paese di 5000 abitanti in provincia di Pisa, che ha avuto la grande capacità di trasformare un problema (lo smaltimento dei rifiuti) in un motore di crescita , generando reddito e occasioni di nuova attività, tanto da diventare materia di studio per sociologi di tutta Italia.
Aver saputo dare una risposta al problema rifiuti consegue a:
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buon sistema istituzionale e conseguente capacità organizzativa
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buon assetto sociale e politico con conseguente capacità di coinvolgimento e capacità di vincere quella che viene definita SINDROME NIMBY (not in my back yard) cioè il rifiuto sistematico della popolazione ad accettare investimenti invasivi sul proprio territorio, per cui nessuno vuole vicino a casa sua le infrastrutture civili, pur se esse sono ritenute necessarie a dare risposte ai problemi.
Il sindaco di questa città, allora a capo di un consiglio comunale sperimentale PCI-DC, nel 1988 decise di presentare alla Regione Toscana un progetto di gestione di una discarica. Decise che in parallelo, alla base di questa scelta, ci fosse un'attività di promozione/informazione/dibattito, una partecipazione consapevole della collettività locale. Emerse che:
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si può proficuamente superare il “rifiuto dei rifiuti”, generando sul proprio territorio un percorso virtuoso di sviluppo
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l'occuparsi dei rifiuti crea relazionalità positiva (l'esperienza ha visto nascere nel tempo un'associazione di 15 comuni)
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è possibile prendere delle decisioni partecipate e di conseguenza si riaffermava il valore della buona politica che parte dal basso, che si occupa delle cose e che si permette di dare prospettiva.
Alcune tappe fondamentali del percorso:
1988: Peccioli propone un programma di gestione, risanamento e adeguamento di una discarica presente nel proprio territorio che la Regione Toscana aveva deciso di chiudere. Il comune gestisce direttamente la discarica fino al 1997.
1997: nasce la Belvedere SpA per la gestione dell'impianto (CAPITALE SOCIALE 1.700.00,00 Euro, di cui 78,44% del Comune e 21,56% di Investire Partecipazioni)
1995: realizzazione impianto di cogenerazione energia elettrica e teleriscaldamento
2000: Investire Partecipazioni cede il 16% circa delle quote a 380 cittadini piccoli azionisti, tutti residenti nel comune di Peccioli. Inizia l'AZIONARIATO DIFFUSO
2003: i piccoli azionisti diventano 800, possedendo circa il 38% delle quote
2006: 900 azionisti possiedono il 44,6% delle quote
2009: il piccolo azionariato possiede il 46,3% del capitale,il comune il restante 53,7%
Oggi la Belvedere SpA è una public company che in dodici anni di gestione dell'impianto di smaltimento rifiuti
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ha prodotto un fatturato di circa 160,8 milioni di euro
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ha distribuito utili per 8,2 milioni di euro
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ha effettuato acquisti di beni e servizi sul territorio per 88,1 milioni di euro
Cosa è scaturito da questo percorso?
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Buona gestione dei rifiuti à discarica smaltimento rifiuti non pericolosi + pressoestrusore, biodigestore e dissociatore molecolare
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Produzione di energia elettrica da biogas dal 1990; in dieci anni (1998-2008) sono stati prodotti 60 milioni di kwh di energia elettrica, per il 93% venduti all'ENEL con ricavi per circa 10,2 milioni di euro. L'energia termica prodotta dall'impianto è usata per il trattamento del percolato e per la produzione di acqua calda che alimenta impianto di teleriscaldamento che serve circa 400 abitazioni della frazione più vicina all'impianto.
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Iniziativa “Un ettaro di cielo” (impianto fotovoltaico per un investimento di 6 milioni di euro)
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Creazione Società Fondi Rustici Peccioli Srl (acquisto di terreni agricoli, fabbricati urbani e rurali) che si occupa di gestire un marchio territoriale di qualità “Prodotti AgriPeccioli (vino, olio, allevamenti animali), di manutenzionare i terreni agricoli e di fare turismo
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creazione della FINEV, finanziaria per l'economia della Valdera SpA, a supporto di imprenditori e imprese. In due anni (2005-2007) ha erogato 150 finanziamenti per un totale di 1.500.000,00 euro.
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Fondazione Peccioliper che investe in cultura e ha creato un sistema museale ( museo reperti archeologici, museo delle icone russe, ecc)
La citazione di questo esempio non significa che noi a Ittiri dobbiamo ripetere l'esperienza pari pari…per vari ovvi motivi: i tempi non ci aiutano a fare investimenti (ricordiamo che questa esperienza toscana ha le sue radici negli anni '80), le risorse economiche sono scarse. Inoltre dovremmo fare uno studio accurato delle tecnologie ora disponibili, capire che tipologia di intervento potremmo studiare per la gestione dei rifiuti, una gestione che tenga conto del rispetto dell'ambiente, delle migliori innovazioni, della vocazione del nostro territorio, ecc.
Quello che può insegnarci questo esempio è comunque importante:
prima cosa ci insegna un metodo: partire dai bisogni, creare i contesti in cui fare proposte, arrivare a delineare progetti condivisi, nati dalla partecipazione e dal coinvolgimento di quanti più soggetti possibili. Al di là del caso che stiamo raccontando, i partiti che compongono la coalizione di “IO PARTECIPO!”, e i loro rispettivi gruppi dirigenti, ritengono fondamentale questo metodo e il lavoro che proviamo a fare nei laboratori è proprio far sì che, d'ora in poi, questo approccio partecipato sia riconosciuto come il migliore.
In secondo luogo ci insegna a non aver paura del cambiamento. Il cambiamento, in qualsiasi ambito, modifica gli schemi di riferimento consolidati con i quali si tende ad affrontare alcuni temi, e ciò può suscitare paura, che si riflette in vari campi:
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economico → il tessuto imprenditoriale locale può temere la novità, non vederne subito i vantaggi, sospettare che i benefici possano ricadere solo su alcuni o sospettare di essere danneggiati da una scelta di cambiamento;
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sociale → stesse preoccupazioni ma in riferimento al singolo individuo, alla sua dimensione familiare o di comunità;
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politico → rivalutare lo schema di acquisizione del consenso, che non sempre deve passare per la strada più facile, ma a volte richiede scelte coraggiose.
Il cambiamento è però vitale nelle comunità, a patto che nasca dal buonsenso di chi amministra, attraverso il metodo di cui abbiamo parlato tanto, in una visione chiara del tipo di città che vogliamo.
Come coalizione stiamo facendo tutto ciò che è nelle nostre possibilità in termini di impegno, di costanza e di passione, per offrire una visione della città che immaginiamo per il futuro. Le proposte che stiamo mettendo in campo sono tante, toccano tanti diversi temi ma sono sicuramente legate da un unico filo conduttore, investire sulle persone e pianificare a lungo termine quali priorità ha la nostra comunità e quali obiettivi può raggiungere grazie a buone iniziative politiche. Ad oggi, le nostre sono le uniche proposte in campo, nascono da un gruppo dirigente che vede unirsi l'impegno e la passione di giovani e giovanissimi all'esperienza dei più grandi, un gruppo rinnovato che sta lavorando sodo. Per ora non possiamo confrontare la qualità delle nostre idee con nessun altro programma politico, possiamo invece leggere le invettive di pochi, talvolta offensive e di cattivissimo gusto, che non fanno altro che qualificare chi le scrive, di certo non noi e il lavoro del quale andiamo fieri. La pagina ha un intento preciso, condividere il nostro progetto con quanti più ittiresi possibile, con l'augurio che nascano dibattiti costruttivi e non sterili polemiche, con l'augurio che i nostri laboratori siano partecipati e il nostro progetto arricchito...possiamo dire con orgoglio che ci stiamo riuscendo, i contesti dei laboratori sono esattamente quello che immaginavamo e sognavamo, spazi in cui, con distensione e volontà all'ascolto e alla collaborazione, si partecipa e questo per noi conta più di qualsiasi polemica.